1992: Sky racconta l’inizio di Tangentopoli a Milano

1992, la fiction sugli inizi di Mani pulite, si è conclusa martedì scorso su Sky Atlantic e domenica la rete ha offerto l’opportunità a chi non l’aveva vista o a chi voleva rivederla di una maratona che si è snodata lungo tutta la giornata. Da un’idea di Stefano Accorsi che insieme a Miriam Leone, Tea Falco e Guido Caprino è anche uno degli attori protagonisti, 1992 racconta l’inizio di Tangentopoli, in un mix di realtà e fantasia, con personaggi veri e inventati che fanno da filo rosso per ricostruire il sapore e il clima di quel fatidico anno che ha cambiato per sempre la geografia politica dell’Italia.

 

Grande successo all’anteprima alla Berlinale. Più controversa, invece, l’accoglienza in Italia: grande eco sulla stampa e sui media in generale, dove però il giudizio estetico sul valore del prodotto si è confuso in modo inestricabile con il giudizio politico su quegli anni e sui protagonisti.
Provando ad astrarsi da queste letture, sembra coraggiosa e interessante la sfida di raccontare una storia così densa emotivamente e non ancora risolta sul versante del giudizio storico e politico; un unicum (o quasi) nel panorama della produzione nazionale. La sfida però sembra vinta solo a metà. Forse troppo fragili i personaggi di fantasia, diventati nel corso delle puntate sempre più scontati, complice la scelta di un linguaggio forzato e generico. Poi, alcune situazioni sembrano fin troppo fragili, quasi pretestuose, comunque non all’altezza dello spessore dei fatti che raccontano e accompagnano. Qualche volta anche il punto di vista della serie sembra poco neutro: materia ancora troppo incandescente, forse, la Storia, soprattutto quella politica, soprattutto quando una buona parte dei personaggi di quell’epoca sono ancora, a diverso titolo, impegnati sulla scena pubblica.
La storia è raccontata fra Milano e Roma. Una Milano grigia, cupa e livida, che fa quasi da contrappunto alla pesantezza e alla tragicità della storia raccontata. E Roma, dove attraverso i le storie dei personaggi politici cogliamo i contraccolpi sempre più pesanti del terremoto iniziato a Milano.
Le location milanesi sono particolarmente belle e possono essere idealmente inquadrate fra il Palazzo di Giustizia e la casa di uno dei protagonisti, Leonardo Notte (Stefano Accorsi), nella zona della Torre Velasca, quasi a ritagliare una porzione omogenea della città, caratterizzata da una bellezza elegante e discreta, fra spazi di verde, chiesette nascoste, piazzette e palazzi. Il tutto accomunato da una sensazione di quiete laboriosa, tipicamente milanese.

Il Palazzo di Giustizia 

Il Palazzo di Giustizia di Milano, sede del tribunale fu costruito in epoca fascista, fra il 1932 e il 1940, sotto la direzione dell’architetto Marcello Piacentini. Imponente e saldo, come la giustizia che vuole rappresentare plasticamente e che si amministra fra le sue mura, è il luogo simbolo per eccellenza dei processi di Mani pulite, la base del pool, la casa di Di Pietro, Colombo, Davigo e Borrelli.
Nel palazzo, di stile razionalista monumentale, si trovano mosaici, sculture e affreschi ispirati alla tradizione artistica romana. L’ingresso principale è dominato da altisonanti frasi latine che devono rendere l’ideea della sacralità del luogo e della fondatezza della giustizia che vi si amministra.

San Pietro in Gessate

Proprio di fronte, quasi nascosta, la bellissima chiesa di San Pietro in Gessate che risale al XV secolo, bellissimo esempio di architettura del Quattrocento lombardo, a tre navate affiancate da cappelle riccamente decorate, tra le quali spicca la cappella Grifi, decorata con le Storie di Sant’Ambrogio.
Delizioso il chiostro adiacente, accanto al convento dove per volere di Maria Teresa d’Austria vennero ospitati i ragazzi orfani di Milano, chiamati Martinitt, che potevano rimanere nei locali di San Pietro in Gessate fino alla maggiore età per imparare un mestiere per il futuro. San Pietro in Gessate rimase sede dei Martinitt finchè Napoleone non li trasferì nella zona di Brera e trasformò il convento in un ospedale militare.

Torre Velasca 

La Torre Velasca, stilisticamente avvicinabile al movimento del razionalismo, è un grattacielo di Milano, situato nella piazza omonima, a sud del Duomo. Il nome è legato al governatore spagnolo Juan Fernández de Velasco, a cui fu dedicata la piazza nel Seicento.
La Torre venne costruita fra il 1951 e il 1958 ed è alta 106 metri: 26 piani, con primi 18 piani adibiti a negozi e uffici e gli altri residenziali che hanno una pianta più larga, che costrinse gli architetti a costruire delle strutture per sostenerli, da cui deriva il soprannome di “grattacielo delle bretelle” o “delle giarrettiere”. Da sempre al centro di accanite discussioni fra detrattori e lodatori, è una testimonianza importante dell’attivismo, della vitalità e della voglia di sperimentare che fecero grande Milano nel secondo dopoguerra.

San Bernardino alle Ossa

Questa chiesa sorge in piazza Santo Stefano a Milano, anch’essa non lontana dal Duomo e dalla Torre Velasca: pianta ottagonale con un’unica navata, due cappelle sui lati e altari di marmo
La chiesa, costruita a metà Settecento, sorge sui resti di una piccola cappella, poi ampliata fino a diventare una specie di chiesetta nel Duecento.
La cappella venne edificata per contenere le ossa esumate dal cimitero dell’ospedale che sorgeva anch’esso in Piazza Santo Stefano. Entrati nella chiesa, girando a destra, si imbocca un breve corridoio al termine del quale si resta come ammutoliti: ecco la cappella-ossario, quadrata, con le pareti (comprese le porte e i pilastri) rivestite da teschi e ossa, disposti in vari modi a comporre figure geometriche, come croci di vario genere

 

Università Statale

La Ca’ Granda, già sede dell’ospedale Maggiore di Milano, ospita la sede principale dell’Università degli Studi di Milano.
Il complesso architettonico ha rappresentato per secoli in Italia e in Europa un esempio di avanzata struttura ospedaliera e tale è rimasto fino alla seconda guerra mondiale, quando, nel 1943, fu distrutto da un bombardamento. Dopo la guerra l’edificio fu dato all’Università degli Studi di Milano che vi si trasferì a fine anni ’50. Più precisamente qui si trovano il Rettorato, alcuni Uffici amministrativi e due Facoltà umanistiche (Giurisprudenza, Lettere e Filosofia).
L’edificio si trova in pieno centro cittadino, a breve distanza dal Duomo. Opera dell’architetto fiorentino Filarete, si caratterizza per l’originalità dello schema architettonico: un rettangolo formato da dieci quadrati uguali, tra i quali si colloca in posizione centrale la Chiesa.
Le parti laterali, costituite da costruzioni con pianta a croce (“crociera”) per richiamare la sofferenza umana, erano destinate ai malati.
Grazie ad alcune sponsorizzazioni, negli ultimi anni sono state restaurate la facciata principale e il portale monumentale e sono state avviate attività conservative in altre parti interne dell’edificio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *